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Bruno Richard compete, ogni giorno, con la realtà. Per lui la natura morta è una sorta di santificazione del frutto e della verdura del campo, dell'orto. E' un'esaltazione magnificamente dipinta della forma e del colore. Ci si deve avvicinare di molto alle sue composizioni per scoprire che non nascono dalla macchina fotografica, ma dal disegno preparatorio, assai minuzioso che guarda alle proporzioni, ai minimi particolari leggibili. Poi, il pittore che ha ben studiato i maestri antichi, procede con sapienza con il colore dove egli è veramente maestro.
Che differenza intercorre tra un dipinto di Bruno Richard e una fotografia? Senza polemica, quest'ultima nasce da un obiettivo neutrale, mentre il lavoro ad olio di questo bravo pittore sorge dalla sua anima specchio di infinite sensazioni ed emozioni. Prendiamo il caso di "Natura morta con anguria". Pare che la luce sia il risultato da uno studio "da Caravaggio". La luce, infatti, giunge non dall'esterno, ma sorge magicamente dall'interno ed inonda il rosa dall'anguria, il rossa sangue di altri frutti rossi, che fanno da contrappunto al verde del cavolo.
Tutto è eseguito in modo perfetto. L'abilità di Richard sta proprio nel portare alla ribalta composizioni quasi metafisiche, come nel caso di "Natura morta con ciliege", un trionfo di frutta statica, come la bella ed appetitosa mela matura tagliata, in attesa di ben altri rituali gastronomici. Le ciliege, invece, hanno curiosamente qualcosa non di appetitoso ma di decorativo-indifeso.
Un chiaro omaggio a Caravaggio lo si ha, ancora, grazie al bello e decorativo cesto di limoni. Qui lo studio di luci e di ombre si è fatto pregnante di silenzi. Il nero di fondo permette l'esaltazione luminosa dei gialli oro.